
Scaricate Immuni!
App immuni. Come funziona l’app per il contenimento del covid-19 e perché scaricarla
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, all’indomani della dichiarazione di emergenza in corso, ha, in sostanza, indicato: «Trova il contagiato, isolalo, testalo, tratta ogni caso e traccia ogni contatto».
Per far questo i governi di tutto il mondo hanno deciso di mettere a punto tecnologie efficienti per raccogliere dati sanitari su larga scala e monitorare l’andamento dei contagi con finalità di contenimento del virus e in funzione preventiva.
In Italia, il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, ha selezionato l’app, denominata “Immuni”, sviluppata dalla società tecnologica Bending Spoons in partnership con il Centro Diagnostico Santagostino, Jakala (una società di marketing digitale) e l’avvocato esperto di privacy Giuseppe Vaciago.
Come funziona l’app?
Immuni associa ad ogni telefono su cui viene scaricata un codice casuale che cambia più volte durante la giornata e che non contiene alcun dato personale. Quando due utenti di Immuni entrano in contatto, i telefoni si scambiano i rispettivi codici tramite bluetooth, consentendo, in questo modo, all’app di registrare tutti i codici con cui giornalmente ogni utente di Immuni è entrato in contatto. Se un utente di Immuni risulta positivo al virus, lo comunica all’autorità sanitaria, la quale provvede a caricare sul server centrale tutti i codici registrati dall’app del soggetto contagiato, che corrispondono ai dispositivi incontrati. In questo modo, Immuni lancia un alert sui dispositivi che hanno incrociato quello dalla persona positiva al virus, senza tuttavia mai conoscere l’identità del contagiato o di chi è entrato in contatto con lui.
Ci sono rischi per la privacy dall’uso di Immuni?
L’app Immuni è stata progettata in modo da essere compatibile con le norme in materia di protezione dati personali, prima tra tutte, il GDPR, Regolamento Europeo in materia di protezione dati personali 2016/679, quindi, non c’è alcun rischio per la privacy dei cittadini, per questi semplici motivi:
- Immuni non registra nessun dato personale relativo agli utenti che la utilizzano, non consentendone l’individuazione o tantomeno la registrazione degli spostamenti. Questo perché l’app non conserva i dati relativi alla geolocalizzazione degli utenti, ma registra esclusivamente i codici di prossimità, rilevati mediante la tecnologia Bluetooth LE.
- L’applicazione non accede alla rubrica dei contatti, non chiede di conoscere il numero telefonico dell’utente e non invia SMS per la notifica dei soggetti a rischio.
- Il funzionamento dell’app rispetta i principi indicati dal Garante per la Privacy: i cittadini non posso essere obbligati a scaricare l’app, il trattamento dei dati deve avvenire in forma anonima, l’app non può tracciare gli spostamenti degli utenti attraverso l’utilizzo della tecnologia GPS, i dati vengono raccolti e conservati solo sul telefono dell’utente e -come abbiamo visto – comunicati al server centrale solo in caso di contagio per poi essere cancellati al termine del trattamento.
A che serve scaricare l’app?
Tutti i cittadini europei e italiani devono comprendere che l’utilizzo dell’app ha un’esclusiva finalità di protezione degli individui oltre ad essere totalmente privo di rischi di ingerenza nella sfera personale di ognuno.
Il quadro di regole europee dovrebbe, quindi, far sentire gli italiani al sicuro nell’utilizzo dell’app in questione ricordando, inoltre, il privilegio di poter godere delle garanzie tipiche un ordinamento democratico.
Questo insieme di garanzie, purtroppo sottovalutato, è ben lontano dalle regole utilizzate in Corea del Sud e Israele dove, nel nome della tutela della salute pubblica, sono stati applicati metodi di tracciamento dei contatti che prevedono il monitoraggio della posizione tramite reti telefoniche, con un approccio centralizzato e invasivo per i cittadini.

Come sta andando l’uso dell’app?
Secondo i dati riportati dal Ministero dell’innovazione, al 3 agosto, risultano circa 4,6 milioni di download fatti, pari al 12% della popolazione che avrebbe potuto installarla. Sono 62 gli utenti positivi che hanno utilizzato Immuni per inoltrare le notifiche ai cellulari con cui sono stati in contatto (21 a giugno, 38 a luglio e due nei primi due giorni di agosto).
Ebbene, uno studio della Oxford University ha affermato che condizione di efficacia dell’applicazione è l’uso da parte del 60% della popolazione. È quindi necessario incentivare l’uso dell’app attraverso campagne mirate.
Come si può incentivare l’uso dell’app Immuni?
Ogni cittadino deve acquisire la consapevolezza he, attraverso Immuni può dare un contributo essenziale alla lotta al covid-19.
Purtroppo però gli italiani non hanno un buon rapporto con il digitale e sottovalutano sistematicamente le regole in materia di protezione dati personali.
- Italiani e il digitale
Durante il periodo di lockdown è emerso come l’Italia non sia un paese digitale ma fortemente attaccato all’analogico. Al contempo, è emerso in maniera evidentissima che il digitale è fondamentale per la resilienza del Paese dal momento che ha consentito la continuità lavorativa in molti settori, ad esempio, attraverso il lavoro agile, la crescita del commercio elettronico, la digitalizzazione di servizi pubblici e privati.
Con lo sviluppo tecnologico, il dato personale viene spesso racchiuso in un dato digitale, con un notevole aumento della sua capacità di utilizzo e circolazione. Pensiamo a quante volte al giorno inseriamo dati on-line, per operazioni quotidiane come l’invio di una e-mail o l’accesso ad un portale.
- Gli italiani e la privacy
Sono anni che decidiamo continuamente di dare i nostri dati ad aziende private che ci danno servizi e ci inviano pubblicità. Apple, Google, Amazon, Microsoft acquisiscono continuamente i nostri dati e li impiegano per creare valore per se stesse. Diamo l’ok alla geolocalizzazione, al tracciamento dei nostri spostamenti. Però, arrivato il momento di utilizzare l’app Immuni che acquisisce dati anonimi, non è basata sulla geolocalizzazione ed è fondata sull’assoluta trasparenza nel suo funzionamento, gli italiani hanno avanzato il sospetto di una violazione di quella privacy che fino ad ora aveva costantemente ignorato.

Perchè l’app Immuni non ha destato sufficiente interesse?
Le persone sono vittime del bisogno di gratificazione immediata. Barattiamo senza pensarci troppo i nostri dati se possiamo avere in cambio un vantaggio immediato, come lo sconto su un prodotto, il riconoscimento sociale, risparmiare tempo con operazioni online.
Al contrario, scaricando l’app Immuni non si acquista nessun beneficio immediato apparente, anzi, per avere informazioni dettagliate su come funziona bisogna fare uno sforzo di concentrazione.
Come si potrebbe uscire da questa impasse?
La corretta informazione sulla privacy può consentire un migliore utilizzo dei dati personali e quindi un miglior rapporto con la tecnologia.
Il mondo si trova ad affrontare una grave crisi sanitaria che richiede risposte forti e -in questo contesto- le tecnologie digitali e il trattamento automatizzato dei dati possono essere elementi chiave per conoscere, contenere e prevenire il virus.
